La mattanza nelle foto di Tramandoni

Un capo, uomini impegnati in un’antichissima tradizione, sangue, preghiere, vittime sacrificali, canti che danno ritmo e solennità a quello che è uno degli spettacoli più cruenti e allo stesso tempo più suggestivi della Sicilia: la Mattanza dei tonni nel mare di Favignana. Questo il tema della mostra fotografica di Marcello Tramandoni che si inaugura domenica 29 marzo alle 18.30 alla galleria L’isola nell’isola in Corso XXV Aprile, 13 a Ragusa Ibla. Marcello Tramandoni, marchigiano, insegue gli aspetti più veri della vita quotidiana con una predilezione per le atmosfere mediterranee. Attratto dagli aspetti che colorano, profumano e animano la “mediterraneità”, nel suo lavoro è spesso stato attratto dalla Sicilia, dai volti di Palermo, dalla processione dei misteri di Trapani, dal sale di Sicilia tra storia e tradizioni e dalla storia politica dell’isola. I suoi interessi hanno però toccato anche altri lidi del Mediterraneo, come la Bosnia o la  penisola iberica dove sono nati progetti come “L’encierro di Pamplona”. Proprio alla famosa Corrida di questa città, preceduta appunto dall’encierro, il trasferimento dei tori da un recinto esterno a quello dell’arena, viene spesso associata e confrontata la mattanza dei tonni.

Questa si svolge ogni anno tra maggio e giugno nel mare di Favignana, quando i tonni lasciano l’Atlantico per dirigersi, lungo la costa settentrionale della Sicilia, verso le acque più calde del Mediterraneo. Proprio le Egadi hanno sempre fatto della pesca e della lavorazione del tonno un’importante risorsa economica: basti pensare che nei graffiti risalenti al Paleolitico nella Grotta del Genovese a Levanzo sono rappresentati proprio dei tonni. I Fenici poi fecero del loro commercio la propria fortuna, come dimostrano i numerosi empori fondati lungo le coste, e furono poi imitati da tutti i successivi conquistatori della Sicilia, che ne consolidarono traffici e lavorazione, fino alla fondazione della famosa Tonnara Florio.

La Mattanza tuttavia deve oggi la sua fama non tanto ai commerci quanto piuttosto allo spettacolo a cui le acque di Favignana fanno da palcoscenico. Sono il clima e il mare a decidere quando alzare il sipario e dare inizio alla mattanza. Fondamentale regista è il “rais”, capo in arabo, che organizza la disposizione delle barche, le “muciare”, nel modo migliore per posizionare le reti, ma non prima di aver recitato le preghiere a Gesù, alla Madonna, ai santi e soprattutto a quello pescatore, San Pietro. A quel punto si tesse l’imboscata, si dispongono le reti per l’agguato e si aspetta finché il rais non capisce che i tonni sono prigionieri nella “camera della morte” ed è quindi il momento di tirar su le reti. Il capo si pone al centro e dirige quella che è la fase più delicata, ovvero la cattura vera e propria, quando le reti vengono issate e i tonni affiorano in superficie nello specchio d’acqua che si restringe sempre di più. Ed ecco l’apice: i tonni vengono arpionati, trascinati nelle barche e quindi decapitati. Tutto deve essere fatto velocemente e con decisione dalle mani esperte dei tonnaroti e, proprio come in uno spettacolo, il ritmo è fondamentale. Per questo, quando il “cialomatore” intona i canti, le “cialome” appunto, tutti lo seguono.

Marcello Tramandoni porta quest’antica tradizione nelle sue foto. L’inaugurazione della mostra, visitabile fino al 2 giugno, sarà accompagnata dalla degustazione di due vini della cantina Terre di Bruca, della “pasta della salute” dell’Az. Damigella e delle colombe pasquali artigianali di Francesco Valenti.

Pubblicato su La Sicilia il 27/3/2015

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