“Una casa per alberi che ospita anche umani”, così Stefano Boeri ha definito venerdì il suo Bosco Verticale, il progetto dei due palazzi nel quartiere milanese Isola, riconosciuto il “grattacielo più bello e innovativo del mondo” nel 2015.
Il noto architetto ha presentato il libro che racconta i vari passaggi dell’ambizioso progetto: riportare il verde a Milano ma soprattutto cambiare prospettiva, promuovere un’architettura che tenga conto della biodiversità. Boeri nel suo intervento, condotto dai colleghi Pinella Guastella e Gaetano Manganello, ha ripercorso le suggestioni che sono state alla base del progetto, dalle riflessioni sull’architettura, a letture come Il Barone Rampante di Calvino, ad architetti incontrati nel corso della carriera, a Celentano, ai grattacieli visti a Dubai, alla Casa nel bosco progettata dalla madre, l’arch. Cini Boeri. Poi l’anno di progettazione e studio, condotto col gruppo di lavoro che si è impegnato a risolvere problemi tecnici di ogni tipo, grazie anche alla complicità e alla sensibilità del committente.
Via quindi ai lavori, con le circa 20.000 piante che “abitano” i due edifici, ciascuna sprigionando la sua essenza unica, ospitando insetti e uccelli diversi e adattandosi di volta in volta al clima. Un edificio vivo che tuttavia è allo stesso tempo un’architettura muta perché protagonisti sono difatti le specie vegetali e animali che lo animano, ma il Bosco Verticale è il frutto e allo stesso tempo la miccia di una riflessione molto più complessa a cui l’uomo deve necessariamente dare voce: la biodiversità. Boeri ha spiegato come ormai ci si concentri solo sulla ricerca di soluzioni tecniche per arginare i danni che l’uomo ha compiuto al pianeta, perdendo di vista come il patto che c’era tra quella umana e le altre specie viventi si sia ormai rotto e vada al più presto ripristinato. Questo è l’obiettivo del Bosco Verticale, talmente importante da far passare in secondo piano l’estetica o l’architettura stessa. Tuttavia il progetto, considerato esperimento e un prototipo, rompe anche altri assiomi dell’urbanistica attuale: l’idea che il verde possa essere solo fuori dal centro storico e la demonizzazione delle costruzioni in verticale. In Europa bisogna smettere di consumare suolo, gli interventi vanno fatti nelle città già esistenti, dove c’è tanto da recuperare e dove costruire in altezza oggi è l’unica soluzione possibile e allo stesso tempo perfettamente conciliabile con la natura. Lo dimostra il Bosco Verticale, il cui verde cambia la visione sia del privato che ci vive, ora costretto a guardare la città attraverso il filtro dei tronchi, sia quella di chi ne fruisce dall’esterno: un edificio privato che si fa pubblico imponendo le piante all’esterno e divenendo così parte della città tutta. Città-foreste, soluzioni verdi a prezzi più popolari e progetti di riutilizzo di spazi urbani abbandonati: il Bosco Verticale non è che l’inizio.
Pubblicato su La Sicilia il 19/6/2016