Passaggio di testimone ai fornelli della storica trattoria a Ibla. Una nuova sfida, in continuità col passato e con lo sguardo al futuro.
Alcuni locali storici sono innegabilmente punti di riferimento per gli abitanti della città. Contenitori di ricordi, a volte assistono, immobili testimoni, ai cambiamenti del quartiere che abitano. A Ragusa Ibla, molto prima che il rione arroccato diventasse meta turistica e set di numerosi film, forse il primo ma senz’altro tra i più antichi, è un ristorantino in posizione strategica, fulcro com’è di una piazzetta che riesce a essere centrale seppur appartata. La Bettola. Se nomini questa piccola trattoria a un indigeno, il Ragusano non può che associarla a Paolo Bengasi, che la fondò alla fine degli anni Settanta.

Sembra incredibile ma a Ragusa è molto più facile trovare un ristorante stellato (o uno che ambisca a diventarlo) che una trattoria vera a propria. La caratteristica di questa è che, a grandi linee e seguendo le stagioni, crescendo nel frattempo intere generazioni, ha sempre gli stessi piatti e gli stessi prezzi, da trattoria appunto.
La vera grande novità è che non c’è più Paolo dietro i fornelli, né la sua famiglia ad accogliere i clienti al tavolo (meritatissimo riposo): la Bettola, dopo ben 40 anni, ha cambiato gestione ma sembrerebbe non aver cambiato spirito. Dietro la riconoscibilissima porta a vetri, diventata il simbolo della trattoria, infatti si mantengono intatti vapori, profumi e sogni.
Questa nuova coppia, Salvo Lo Faro ed Eva Acanfora, ex clienti dei Bengasi, si sforza di mantenere tutto com’era ribadendo una continuità che difficilmente passa quando il testimone non si cede di generazione in generazione (e neanche lì è detto). In più cercano di stuzzicare a modo loro l’appetito dei clienti. Pochi tavoli fuori d’estate, dentro d’inverno, immancabili le tovaglie a scacchi: tutto è rimasto uguale. Il menù è semplice, senza pretese di nomi esotici ma fa anzi sfoggio di prodotti locali.
Quello che mi ha sempre colpito della Bettola è la selezione di piatti, tradizionali sì ma senza esagerare. Mi spiego meglio: questa trattoria ha la cucina della nonna ma non quella della grandi occasioni, è il posto dove mangiare un piatto di pasta sfizioso quando non hai voglia di accendere i fornelli, quando proponi di “mangiare un boccone” e che questo boccone sia informale. Negli antipasti ad esempio piovono polpette di vari tipi (ma c’è anche, per i nostalgici un caro ricordo, il “cacio di Paolo”), tra i primi i rigatoni alla Norma, tra i secondi un vecchio cavallo di battaglia della Bettola, ovvero il filetto al burro Maître. Immancabile la lavagnetta dei piatti del giorno appesa fuori.
Ciò che però sembra davvero in continuità, inevitabili d’altro canto le differenze, è l’atmosfera: Eva e Salvo accolgono tutti con un sorriso, ti invitano a rilassarti, scambiano volentieri due chiacchiere col cliente solo, visibilmente annoiato, o con i bimbi impegnati nel lancio dalla sedia sotto gli sguardi assassini dei genitori.
Questa giovane coppia, scelta dalla famiglia Bengasi che ha deliziosamente annunciato il passaggio di testimone su Fb, dimostra coraggio in un periodo così difficile per la ristorazione e con un’eredità così particolare da portare avanti (sarebbe stata senz’altro più facile una frattura col passato e un nuovo inizio, tra l’altro soprattutto Salvo aveva già esperienza in questo settore). Un buon equilibrio quello che hanno scelto e sintetizzato in “cucina sincera”: sinceri anche nel ricordare il passato e pensare al futuro, umili ma anche fieri ad accettare la sfida di aprire un nuovo capitolo. Non vogliono essere dei nuovi Bengasi ma interpretarne lo spirito a modo loro, com’è giusto che sia.
Qualche piccola sbavatura c’è, com’è normale che sia all’inizio, ma passa in secondo piano rispetto all’accoglienza. Bello e insolito sentire un ristoratore consigliare generosamente a un turista un altro ristorante a poche centinaia di metri dicendogli “lo deve assolutamente provare” anziché accaparrarselo per tutte le sere del suo soggiorno (sì, ho origliato quello che diceva Eva). Qualcuno darà loro degli ingenui ma si parla tanto di marketing del territorio, di fare rete, di promuovere non ciascuno il proprio orticello ma la “destinazione” in generale, eppure capita davvero raramente di sentire cose del genere.
Da ex clienti innamorati del piccolo ristorante, ne hanno sposato la filosofia: pochi piatti, tovaglie a quadri bianchi e rossi, nomi semplici, prezzi bassi, buon vino della casa. La Bettola continua a sapere di “casa”, di onestà, di genuinità ma con dei nuovi interpreti. Come hanno scritto i Bengasi, a cui auguriamo il meritato riposo, nel loro saluto alla città: “prendersi cura del cliente è un modo per dare qualcosa di bello di te stesso agli altri” e “ogni novità ha un’identità propria che va valorizzata, apprezzata e supportata”. Quindi in bocca al lupo a Salvo ed Eva!
Prezzi: antipasti dai 3,5 euro (sì, hai letto bene) ai 6, primi 7-8 euro, secondi 8-12 euro, dolci 4 euro.