Una mattinata sotto i muri. Se è vero che tutte le opere, per le notevoli dimensioni, si apprezzano meglio a debita distanza, è altrettanto vero che osservare il “work in progress” dai piedi del palazzo ha il suo fascino. La prospettiva non può che essere sbagliata, non è certo da lì che andrebbero visti, ma poco importa perché assistere alla trasformazione di un anonimo muro in opera d’arte non capita proprio tutti i giorni.
Vedi lo stadio intermedio e osservi la tecnica, quella di Hyuro che usa la tradizionale quadrettatura come griglia d’orientamento o quella di Evoca1 che fa dei segni quasi cruciformi, non molto diversi dalle storiche sinopie degli affreschi. Quello che sorprende è come un piccolo uomo di fronte a una superficie così grande possa avere chiaro non solo il quadro generale in termini di spazi e proporzioni ma anche l’effetto finale che su volumi e luci avrà quella piccola, singola pennellata, tassello di un puzzle i cui altri pezzi sono a volte a metri e metri di distanza. Gli artisti dipingono su queste gru altissime per ore, poi scendono, riguardano il tutto “da terra”, scuotono un po’ la testa o sorridono soddisfatti, risalgono in cima, ritornano su alcune parti, ne armonizzano altre.
Altrettanto sorprendente però è quello che avviene a terra, dove brulica la gente che in quei palazzi ci vive e ci vivrà anche a festival ultimato, quando gli artisti si disperderanno per l’Europa. Ci sono i bambini che guardano il prender forma delle figure, ammirati e anche un po’ increduli perché, si sa, sui muri non si scrive e a questi invece lo si consente, ci sono musicisti che si danno appuntamento e suonano autonomamente improvvisando un felice incontro di musica e colore, ci sono i condomini che si mettono d’accordo e offrono un rinfresco per omaggiare Maria Occhipinti in presenza dei suoi familiari e di Hyuro, ci sono gli anziani che, increduli non meno dei nipoti, son contenti di vedere finalmente un po’ di novità nel grigio quartiere Selvaggio e bisbigliando tra loro “sta venendo benissimo ma ‘sto ragazzo non si ferma mai: quando si riposa?” sorridono compiaciuti.